LE ITALIAN GRAPE ALE …e le altre

- LE ITALIAN GRAPE ALE …e le altre

Un po’ di storia

Era il 2006, quando il movimento della birra artigianale italiana aveva appena compiuto la prima decina d’anni, che in Sardegna fa capolino la prima birra che abbraccia il mondo del vino. Esattamente con la birra BB10, del birraio Nicola Perra del birrificio Barley, per la prima volta l’ambiente fatto soprattuto di malti e luppoli viene contaminato dall’uva. Non si parlava ancora di I.G.A. ma Nicola realizza una birra dove viene utilizzata la SAPA, che non è nient’altro che un mosto cotto, in questo caso di uve Cannonau.

Da quel momento in poi si susseguono diversi progetti di birrifici che, utilizzando sapientemente uve del proprio territorio, realizzano birre che vengono definite “l’anello mancante tra la birra e il vino“. Solo per citare alcuni birrai e birrifici, ma l’elenco è sicuramente incompleto: Riccardo Franzosi del birrificio Montegioco; il birrificio Pasturana, sede di uno dei primissimi festival birrari; Birra del Borgo, quando era ancora artigianale; Valter Loverier del birrificio Loverbeer, che fin da quando era homebrewer realizzava le sue prime birre utilizzando lieviti dell’uva, Toccalmatto quando ancora c’era il patron Bruno Carilli.

Fino ad allora non esisteva un vero e proprio mondo birrario “made in Italy“. I birrifici italiani si ispiravano agli stili esistenti e quindi molto spesso legati all’utilizzo di materie prime provenienti da paesi di lunga tradizione birraria, Germania, Inghilterra, Belgio, Repubblica Ceca.

Ma vuoi per la tradizione vitivinicola del nostro paese accompagnata dall’estro dei birrai italiani ecco che sul mercato anche internazionale fanno capolino diverse birre che hanno a che fare con il mondo del vino. Esplode il fenomeno delle Italian Grape Ale.

Ai giorni nostri

Il legame che esiste tra i due mondi, quello della Birra e del Vino, si esprime in svariati aspetti: da come utilizzo il frutto, dalle diverse varietà di uva, dal metodo di lavorazione, dal momento in cui lo uso.

Tutte queste variabili insieme alla creatività dei mastri birrai hanno fatto sì che questo stile, nel 2015, fosse inserito dal B.J.C.P. (Beer Judge Certification Program) in un appendice che comprende gli stili legati ad un singolo paese; il BJCP è la più autorevole organizzazione che si occupa a livello internazionale di garantire una catalogazione dei diversi stili birrari.

I limiti di questo stile sono ancora abbastanza elastici. Posso usare diverse varietà di uva, ho la possibilità di giocare sulla percentuale, se usare il frutto al naturale, o come mosto sia fermentato che non, come sapa, vinaccia o utilizzare i lieviti che si sviluppano sulle bucce. Il risultato finale dovrà comunque avere molte caratteristiche legate all’uva/vino utilizzata: quindi gli aromi e i sapori devono essere riconoscibili o ricordare il vitigno, come anche il colore; non ci sono vincoli sul grado alcolico.

La nota positiva però è la tipicità, ciò che lega la birra al territorio; diversi birrifici utilizzano varietà autoctone proprie della zona. Ormai è possibile trovare prodotti molto differenti a seconda della regione per accontentare i gusti dei vari appassionati. I nostri prodotti sono ormai riconosciuti a livello internazionale e sono soprattutto un “Made in Italy” che altri stati ci copiano 😉

La mia degustazione

Ho avuto la possibilità di assaggiare 4 I.G.A. recenti e 5 Vintage, alcune italiane e un paio straniere, di diverso grado alcolico e che utilizzano vitigni differenti. Ho diviso la degustazione in due momenti diversi.

GRAPE ALE CUVEE’ 2020 (Domaine L&R Kox / Brasserie Simon) – Lussemburgo – 5,5° – 33cl

La prima Grape Ale prodotta in Lussemburgo dalla cantina vinicola Domaine L&R Kox insieme alla birraia Betty Fontaine della Brasserie Simon nel 2019. Sono partiti da una birra Blanche alla quale hanno aggiunto, durante la fermentazione primaria del mosto di birra, un 20% di mosto di un vitigno a bacca bianca fruttato, il Rivaner conosciuto meglio come Müller-Thurgau, per sviluppare una fermentazione secondaria, grazie alle proprietà zuccherine del mosto d’uva, .

Giudizio oggettivo. All’esame visivo si presenta con una schiuma bianca evanescente. Di color giallo dorato quasi limpido. Un naso abbastanza intenso, fresco, vinoso con note floreali, pulito e leggermente speziato (noce moscata). Di breve persistenza. Ha un gusto abbastanza intenso; un attacco dolce di frutta bianca (uva, pera, pesca da vigna); di corpo medio e finale leggermente acidulo.

Nonostante non abbia sviluppato schiuma, è frizzante, il sapore ha una lunga persistenza. Al retrogusto intenso si avverte ancora la frutta.

Giudizio soggettivo. Equilibrata e piacevole. Bevuta molto fresca con in primo piano il carattere vinoso; leggermente acidula, mai stancante. Lascia la bocca pulita con piacevole sapore fruttato. Elegante nel finale.

FUORI DAL GREGGE #2 (Filodilana) – Italia – 5,5° – 33cl

Per questa birra il birraio Matteo Pellis utilizza ad inizio fermentazione per ogni 33cl di prodotto finito circa 80gr di mosto di Nebbiolo, della cantina Bric Castelvej nel Roero; il succo d’uva resta a contatto con i lieviti per circa tre settimane.

Giudizio oggettivo. Alla vista è un giallo dorato carico con riflessi leggermente rosati, quasi limpido. Una schiuma appena accennata e poco persistente. All’olfatto è abbastanza intensa con una breve persistenza. Profumi di frutta matura con un carattere leggermente vinoso, sentori di fragoline di bosco, uva sotto spirito e anche un qualcosa di balsamico. In bocca è abbastanza intensa e fresca, iniziale dolce di frutta a polpa rossa, susine, leggero lampone.

Ha una leggera gasatura, in bocca è lunga con un finale rotondo e abbastanza secco. Retrogusto fruttato intenso e persistente.

Giudizio soggettivo. Equilibrata e piacevole. Molto fresca con sapore di uva ben presente. Scorrevole con piacevole acidità finale con bocca pulita.

FUORI DAL GREGGE #1 (Filodilana) – Italia – 6,5° – 33cl

Rimaniamo con il birrificio Filodilana con un altro progetto di Iga. In questo caso vengono utilizzati ogni 33cl circa 80gr di grappoli diraspati e pigiati di uva Arneis, sempre di Bric Castelvej, uniti al mosto nella fermentazione primaria, per circa tre settimane.

Giudizio oggettivo. Di color giallo dorato limpido, con una schiuma fine bianca regolare e abbastanza persistente. Al naso è abbastanza persistente ed intensa. Note fruttate vinose con sentori di frutta a polpa bianca (pera) e floreali e agrumate di fiori di zagara. Al palato è intensa, con un buon equilibrio tra dolce e acido, finale leggermente astringente da amaro di nocciolo di mandorla.

Ha un corpo medio con buona frizzantezza e media persistenza. Leggera astringenza e secchezza finale. Ha un retrogusto intenso e persistente, fruttato e vinoso con leggero amaro di radice, probabilmente rimasugli di tannini.

Giudizio soggettivo. Armonica e piacevole. Sul finale stona leggermente l’astringenza ma nel complesso si beve bene, rimane fresca e con la parte vinosa in evidenza.

H-IGA (Castagnero) – Italia – 7,5° – 50cl

Questa birra viene realizzata aggiungendo un succo d’uva Barbera pastorizzato di propria produzione.

Giudizio oggettivo. Di un bel colore rosa lampone quesi limpido, schiuma rosa fine abbastanza persistente. Ha un naso abbastanza intenso di frutti a bacca rossa, lamponi, ribes, note leggermente vinose; pultio e abbastanza persistente. Il gusto è intenso, con un attacco dolce di frutta rossa; una piacevole acidità e leggero amaro.

Di corpo pieno con alcol ben nascosto. E’ morbida e piena con lievi sensazioni di calore, lunga persistenza. Retrogusto intenso e lungo con note vinose e di ribes e lampone.

Giudizio soggettivo. Piacevole ed equilibrata. Rimane fresca, i gradi alcolici sono ben calibrati. I sentori vinosi sono presenti e ben equilibrati con una leggera astringenza finale.

Con queste quattro birre si conclude la prima parte della degustazione. Di seguito ho voluto invece ricordare 5 birre che hanno lasciato il segno nel panorama birrario internazionale e che fanno parte della mia cantina personale. Proprio per questo troverete delle note gustative che sicuramente si discostano da un prodotto più fresco e non con diversi anni sulle spalle.

BB7 Riserva 2015 (Barley) – Italia – 7,0° – 75cl

Con la BB7 Nicola Perra sperimenta un nuovo metodo di utilizzo del mosto di uva. Per questa birra usa un mosto fiore di uve aromatiche (Malvasia), spremuto delicatamente e concentrato tramite una evaporazione tramite cbt.

Giudizio oggettivo. Giallo dorato quasi limpido, tendente all’aranciato. Schiuma fine bianca abbastanza persistente. Naso intenso con sentori di frutta matura, agrumi, note mandorlate e di armelline. Note tendenti al tropicale, abbastanza persistente. In bocca è intensa, con un percorso iniziale dolce e note decisamnete più amare di nocciolo mandorlato sul finale. Il corpo è pieno, secca ed astringente con una lunga persistenza. Il retrogusto è intenso e persistente, tornano le note quasi di radice con sentori fruttati maturi.

Giudizio soggettivo. Birra che molto probabilmente andava bevuta più giovane. Nonostante tutto è ancora abbastanza armonica, piacevole. L’astringenza finale dell’amaro è sapientemente gestita. In bocca rimane un piacevole gusto che chiama taglieri di formaggi stagionati e saporiti.

SAINT LAMVINUS bottled 2008 (Cantillon) – Belgio – 6° – 75cl

Cantillon è un produttore di Lambic, Gueuze, Faro e Kriek dal 1900. Originariamente la prima edizione della S.Lamvinus è stata brassata da Jean Van Roy ed imbottigliata nel 1994 (!), con un blend di uve Merlot e Cabernet Franc aggiunte al lambic all’interno di botti originariamente usate per il vino. Nella versione in assaggio sono state utilizzate esclusivamente uve Merlot con un blend di Lambic invecchiato dai 16 ai 18 mesi in botti di quercia, e successivamente durante l’imbottigliamente viene aggiunto un liqueur de tirage per favorire la formazione di CO2.

Giudizio oggettivo. Color bruno-rossiccio quasi limpido, schiuma fine ma subito evanescente. Il naso è chiaramente voniso e acetico. Intenso e persistente di frutti rossi, soprattutto mirtilli e ribes nero, ancora fresco e pulito, con leggere note balsamiche. in bocca è intensa, con un attacco acido, leggermente tannico e sapido finale. Il corpo è medio, il gusto ricorda frutta rossa e vino corposo. Nonostante gli anni è ancora frizzante, leggermente astringente, quasi limonoso, con una lunga persistenza. Aspro con sentori di uva acerba. Al retrogusto note che ricordano il vitigno Merlot, soprattutto more e lamponi. Tannini corposi e velluttati.

Giudizio soggettivo. Interessante invecchiamento. Dopo più di 10 anni la birra racchiude ancora tutte le caratteristiche iniziali di una birra più giovane. Forse un tantino astringente ma ancora completa negli aromi e nel gusto. Tannini ben presenti con note di radice di rabarbaro. Non ha la longevità di una Gueuze ma fa sempre piacere berne un calice.

BEERBERA 2009 (Loverbeer) – Italia – 8° – 33cl

Valter Loverier non è solo un mastro birraio ma anche un sperimentatore nel panorama artigianale italiano. Da sempre legato al mondo delle fermentazioni spontanee, i suoi prodotti sono frutto di lunghi studi e legati soprattutto all’uso di materie prime del territorio. Per questa Beerbera viene utilizzata uva Barbera pigiata e deraspata, i lieviti che si sviluppano sulla buccia servono a fermentare il mosto di birra. La fermentazione e la maturazione avvengono in tini di rovere per 5/6 mesi e poi rifermentata in bottiglia o fusto.

Giudizio oggettivo. Color bruno chiaro tendente all’aranciato quasi limpido. Schiuma assente. Note acetiche al naso abbastanza intense; note fruttate di frutti rossi, sentori liquorosi e legnosi. In bocca è intensa, il gusto prettamente acido con un corpo medio. Frutta rossa con note acetiche, vinosa; ha un corpo pieno e media persistenza. Nonostante non si sia formata schiuma mantiene un carattere frizzante. Il retrogusto è intenso e persistente, con un leggero acetico, fruttato di frutti rossi e vinoso.

Giudizio soggettivo. La Beerbera è una di quelle bottiglie che non vuoi mai aprire e aspetti sempre una buona occasione. Ho aspettato troppo, seppur mantenendo le note iniziali vinose e fruttate, meno acetica, più armonica e ancora piacevole.

DUVABEER 2010 (Loverbeer) – Italia – 8° – 33cl

Un altro prodotto storico di Valter. A differenza della Beerbera, la Duvabeer è realizzata facendo fermentare il mosto di birra insieme ad un mosto di uva Freisa, fermentazione e maturazione che avviene in tini di acciaio per 4/6 mesi.

Giudizio oggettivo. Ramato chiaro tendente all’aranciato abbastanza limpido. Schiuma fine e regolare abbondante ma con breve persistenza. L’olfatto è abbastanza intenso e complicato, dove le note acetiche si intrecciano con note più fruttate, si avvertono off-flavours, note liquorose e legnose. Al palato è intensa con un percorso dolce-acido di frutta rossa e note acetiche; il corpo è medio con leggero amaro finale. In bocca è secca con una media persistenza; il retorgusto riporta note più aspre e fruttate.

Giudizio soggettivo. Come farsi del male, vale lo stesso discorso della Beerbera. Il tempo non è stato clemente, pur mantenendo le caratteristiche iniziali della birra, con un buon equilibrio e con la parte maltata a sorreggere la parte vinosa, gli aromi risultano un po’ scarichi. Sicuramente bevibile ed interessante studio evolutivo.

TIBIR 2015 (Montegioco) – Italia – 8,5° – 75cl

Riccardo Franzosi un altro mostro sacro del panorama artigianale italiano. Sue diverse produzioni di birre passate in botte, o con aggiunte di prodotti legati al territorio. In questa birra, infatti, viene aggiunto il mosto pastorizzato di vino Timorasso.

Giudizio oggettivo. Giallo dorato abbastanza limpido; schiuma bianca fine e regolare con una buona persistenza. I profumi sono intensi e persistenti. Al naso soprattutto frutta gialla matura, con note mandorlate e liquorose. In bocca è intensa, subito dolce con finale leggermente amaro. Tornano le note liquorose, un leggero miele e il mandorlato. Il corpo è pieno, morbida e calorosa, con una lunga persistenza. Il retrogusto è intenso e persistente, soprattutto fruttato.

Giudizio soggettivo. Birra invecchiata al di là del limite. Ma ancora interessante; abbastanza armonica e piacevole, le note vinose sono state soppiantate dalle note liquorose e fruttate. Parte alcolica a sorreggere la bevuta che ricorda un liquore alla pesca leggermente amaro.

Conclusioni

La produzione delle Italian Grape Ale è sicuramente in ascesa. In tutta Italia molti birrifici si stanno cimentando a brassare birre legate a vitigni autoctoni, utilizzandoli in maniera molto diversa tra loro. Non esiste ancora una regolamentazione vera e propria per catalogarle in maniera pulita, per esempio se uso uva a bacca bianca o rossa, con fermentazioni base o mista. Sta di fatto che questo tipo di birra regala una grande varietà di aromi, profumi e sapori. Proprio per questo si prestano a fare bella figura sulle tavole dei ristoranti più blasonati.

Vi segnalo inoltre questo sito di informazioni sulle I.G.A., promotore di un concorso internazionale: https://www.italiangrapeale.org

Buone bevute a tutti!

Assaggiate il 10 settembre 2021 – casa

Siti consigliati:

http://brasseriesimon.lu

https://www.birrafilodilana.it

https://www.birrificiocastagnero.com

http://www.barley.it

https://www.loverbeer.com

https://www.birrificiomontegioco.com

https://www.cantillon.be